Un angolo nascosto di Liguria testimone della storia del nostro olio extravergine d’oliva. Cosa vedere, cosa mangiare, dove mangiare e dove dormire. Insomma, tutto.
Oggi ti porto in un angolo di Liguria ancora poco conosciuto, che tuttavia si lega in modo inestricabile a un prodotto essenziale della cucina ligure: l’olio extravergine d’oliva. Questo luogo si chiama Valle Impero.
Per i liguri l’olio d’oliva non è solo un ingrediente fondamentale della propria tradizione culinaria, né tanto meno solo un condimento.
Per i liguri l’olio è “storia”. La coltura dell’ulivo in Liguria ha plasmato il territorio, influenzato i traffici commerciali, aperto vie di comunicazione, scadenzato le stagioni e i ritmi di intere generazioni.
La Valle Impero ha vissuto questa storia ne è ancora testimone. Qui e nelle zone limitrofe, oggi come allora, si produce infatti la maggior parte dell’olio extravergine d’oliva della Liguria.
Furono i Monaci Benedettini, intorno al 1000 a.c. a introdurre in questa zona la coltivazione dell’oliva “taggiasca” (frutto resistente e di grande resa).
Si tratterà di una messa a coltura sempre più intensiva che sfocerà nella maestosa opera di terrazzamento a secco del territorio e che cambierà per sempre l’aspetto paesaggistico delle Riviere Liguri, in particolare quella di Ponente come si scopre andando in giro per la Valle Impero.
Qui la produzione dell’olio d’oliva crescerà in modo esponenziale, alimentando dal XV secolo un fiorente traffico di carattere europeo. Nel XIX secolo poi nasceranno le grandi aziende locali capaci di produrre molti quintali d’olio d’oliva e di esportare anche oltreoceano.
Ma tornando alla nostra Valle Impero, com’è?
È una valle verde, dalle montagne dolci, che si snoda lungo il fiume Impero e che dalla città di Imperia- Oneglia, nel Ponente Ligure, porta in Piemonte. Antica Via del Sale e importante zona di transito commerciale da e verso il nord Italia, fu oggetto di guerre di conquista durante tutto il medioevo.
Ogni monte della valle custodisce e protegge, sulla sua sommità, un piccolo paese in pietra, un avamposto. Le strade per raggiungere i centri abitati sono solo curve che ritmicamente si snodano tra alti muretti a secco, terra rossa e uliveti d’argento.
La Valle Impero si visita in macchina, in moto o al massimo in bicicletta.
Si parte verso nord e si segue l’istinto. Lungo la strada statale, a fondovalle, si incontrano pochi paesi, mentre le deviazioni a destra e sinistra per salire verso quelli “in quota” sono molte.
Ogni bivio vale la pena: ripaga con antiche case in pietra, numerose chiese barocche, fasce fiorite, vedute mozzafiato, piccoli alimentari o botteghe di paese rimaste illese dalla globalizzazione.
Le tracce del fiorente passato commerciale, poi, si ritrovano negli antichi frantoi (detti “gumbi”), nei mulini, nelle mulattiere, nelle fontane, negli abbeveratoi e nei lavatoi sparsi qua e là per la valle. Se state attenti potreste scorgere qualche auto anni cinquanta nascosta sul ciglio della strada.
Paesi da visitare e cose buone da cercare.
Mappa Valle Impero, credits: Mialiguria
Pontedassio
È il primo paese di fondovalle che si incontra salendo la statale. È conosciuto per due ragioni “foodie”.
La prima è che qui è nato il pastificio Agnesi. Si, proprio quella pasta Agnesi. Fino qualche anno fa, nella dimora dello storico fondatore, era ubicato il Museo della pasta, poi trasferito dalla Fondazione Vincenzo Agnesi a Roma, vicino a fontana di Trevi. Voci dicono che il Museo dovrebbe essere riaperto nel suo luogo d’origine, speriamo!
La seconda ragione sono i biscotti di Pontedassio, biscotto della salute, molto conosciuto ed apprezzato in tutto il Ponente Ligure. Il panificio storico esiste ancora e li prepara con la ricetta tradizionale sin dai primi del ‘900.
Lucinasco
Primo bivio da prendere salendo: quello per Lucinasco. Il mio paese preferito della zona. Il paesaggio è dominato da suggestivi muretti a secco, splendidamente conservati, e ulivi secolari. La strada serpenteggia fino all’antico borgo medioevale, costruito proprio lungo il crinale del monte. 100 anime, 100.000 piante d’ulivo.
L’olio extravergine che si produce qui è famoso in tutto il mondo per la sua finezza e qualità e i produttori da visitare qui non mancano (vedi più avanti).
Basta una passeggiata per esser felici o fortunati: o la scorsa estate mi sono imbattuta in un concerto d’archi nella chiesa del paese! Volendo si può visitare anche il Museo della civiltà contadina, dove è riprodotto un antico frantoio azionato da animali, e appena fuori dal borgo, sulle sponde di un laghetto immerso nel verde di salici piangenti, sorge la suggestiva Chiesetta di Santo Stefano.
Borgomaro
Proseguendo verso nord, lungo la statale si incontra Borgomaro. È il centro più importante dell’alta Valle Impero, situato proprio lungo il corso del torrente Impero, fra gli uliveti. Il borgo è abbastanza grande, ben conservato, vivace. Ci sono ristoranti e strutture in cui soggiornare (vedi più avanti).
Due sono i prodotti gastronomici per cui è famoso (sempre oltre all’olio): il Pane di San Rocco e i “baxin” biscotti rotondi dal sapore di finocchio selvatico. Entrambi si possono trovare (se siete fortunati) nell’unico panificio, nel cuore del paese, dalla Sig.ra Bruna.
Tra i vicoli del paese ti potrebbe capitare anche di imbatterti in una partita di balletta o palla pugno, uno sport antico, una specie di tennis 2 contro 2 senza rete né racchette che si gioca rimbalzandosi la palla a suon di pugni. Ecco il video che ho girato durante la mia ultima visita quest’estate – nota le persiane chiuse nel vicolo 🙂
Aurigo
Da Borgomaro parte un anello che collega vari paesini. Uno di questi è Aurigo che si trova nella parte più alta ed esposta al sole della Valle Impero (da qui forse deriva il suo nome dal latino “apricus”, soleggiato). Il centro storico racconta il passato medioevale, con torri e campanile che fungevano da sistema difensivo del vecchio castello.
Aurigo storicamente è conosciuto per i fichi (da cui l’altro nome degli aurighesi: “figaléi”) e in particolare per il “pan de fighe”, un dolce preparato con i fichi freschi lasciati seccare nella foglia. Ormai è rarissimo trovare qualcuno che lo prepara, ma qui su youtube ho trovato un documentario bellissimo, dai un’occhiata! Confermo che i fichi che ho strappato dal ciglio della strada l’ultima volta erano dolcissimi!
Conio
Proseguendo l’anello, dopo qualche chilometro, si arriva a Conio, famoso per i suoi fagioli, i fagioli rundin, presidio Slow Food insieme a quelli di Pigna e Badalucco (ho scritto un articolo sul blog in proposito, lo trovi qui). Proprio ieri ho ricevuto in dono da un’amica la ricetta dello Zemin, il piatto tradizionale del paese, della bisnonna di 98 anni che vive a Conio. Non riesco a provarla per tempo e condividerla qui oggi, ma lo farò prossimamente!
Caravonica
Il borgo in passato era posto sull’antica via che collegava la Valle Impero e la Valle Arroscia ed era un importante zona di sosta per le carovane. Qui è famosa la buridda, una zuppa di pesce a base di stoccafisso (molto simile allo stoccafisso accomodato). La preparano sempre per la sagra di Sant’Antonio, a giugno.
Chiusavecchia
Una volta importante snodo e “centro commerciale”, oggi conta poche case abitate. Ma vale la pena fermarsi all’antica Tabaccheria, un negozio storico dove il tempo si è fermato. Dentro ci troverai Orietta, la mia amica guida turistica della valle e autrice del sito MiaLiguria (e della bellissima cartina che trovi qui sopra). Lei sicuramente saprà darti ottimi consigli su cosa visitare in zona e lo farà con tantissimo amore per la sua terra (una qualità impagabile).